Ancora, sul voto di scambio

Ne parlavo giusto qualche giorno fa, del voto di scambio. Per chi non conosce i meccanismi che consentano alla politica il controllo del proprio gruzzolo di voti basterebbe frequentare almeno una volta nella vita un seggio elettorale al momento dello spoglio. Accorgersi della quantità di osservatori presenti, tutti muniti del proprio block notes.
Enrico Colajanni, presidente di Libero Futuro, spiega bene questi metodi in un articolo di qualche giorno fa, raccontando quanto possa essere oltremodo semplice trovare un’alternativa:

Alcuni anni fa, al fine di rendere effettivamente segreto il voto, come sancito dall’art. 48 della Costituzione, il movimento Primavera Siciliana propose all’Assemblea regionale di modificare il sistema di scrutinio; tale iniziativa fu ignorata da tutte le forze politiche. Essa prevedeva: “la semplice modificazione dell’iter procedimentale, con eliminazione del decentramento delle operazioni elettorali e con spostamento del momento dell’apertura di tutte le schede elettorali, innanzi ad un unico ufficio centrale, dove devono confluire tutte le schede chiuse e non scrutinate provenienti dalle varie sezioni, in modo da assicurare l’anonimato del voto attraverso l’impossibilità di risalire dalla sezione al votante”.

Lapalissiano, no?

8 commenti su “Ancora, sul voto di scambio”

  1. È come mettere un pezza senza risolvere il vero problema che c'è dietro il voto di scambio, che è appunto lo scambio di qualcosa, poi con tutti i problemi che ne deriverebbero da un accentramento di funzioni: meno teste da comandare. Lo so, sono diffidente.

    E poi nel mio paese non c'è mica bisogno del blocknotes al momento dello scrutinio! Infatti, viene pubblicato un tabellone da ogni sede di partito con su scritto i risultati per seggio dopo il termine dello scrutinio.

    PS: Lo so che è da un po' che manco, come dire: «a volte ritornano». 😉

  2. si, sicuramente è una pezza ad un problema che dovrebbe essere affrontato in maniera più complessa perchè è legato all'educazione e alla moralità, che dovrebbero essere la base comune per tutti noi.
    Però è anche vero che di alternative più forti non ne vedo, secondo te cosa sarebbe possibile fare?
    Si, nei paesi forse è ancora più facile il controllo, ma a Palermo, anche se vengono pubblicati i risultati totali, non vengono detti quelli seggio per seggio, che, visto il numero elevato di votanti, rende più difficile il voto.

  3. A volte è come se mi chiudessi in me stesso, e metto fuori tutto il resto. È come una necessità. Un momento di grande riflessione.
    In passato avrei fatto fuori il mio di blog per poi riprenderlo. Questa volta però non l'ho fatto, forse qualcosa è cambiato… anzi, sicuramente.

    Nelle ultime settimane, con un crescendo costante, è tornata la voglia di dialogare, di interrelazionarmi con gli altri. Fino a quando dura…

    Bhè, comunque gli impegni si fanno sentire molto… e continueranno.

  4. non si deve fare confusione tra voto di scambio e controllo del voto. Sono due cose certamente connesse ma so benissimo che risolvere il problema del controllo può solo mitigare il "dramma" del clientelismo e del voto di scambio.
    Restituire la segretezza al voto renderebbe infatti meno ricattabili gli elettori.
    Sono certo che eliminando la possibilità di controllare il voto non si avvantaggerebbe alcuno schieramento politico dal momento che quasi tutti ne fanno uso ma la qualità degli eletti sarà certamente superiore all'attuale.

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