Boiate

Oramai è chiaro.
Quando la sua popolarità scende, Brunetta ha bisogno della frase ad effetto, della boiata che accenda i riflettori su di lui.

“Mi spiego. C’è l’antimafia perché c’è la mafia – ha aggiunto – La mafia è una tipologia di criminalità, come dire, specifica, deviante e che avrebbe bisogno, che ha bisogno, di regole speciali. A me non piacciono le regole speciali. Chi fa un crimine deve essere colpito. Non amo gli anti, preferisco le regole e il far rispettare le regole. Se in Italia si rispettassero le regole, non ci sarebbe bisogno dell’anti-mafia, perché la mafia è una forma di criminalità e dovrebbe essere perseguita come tutte le altre”.

E poi:

“la mafia deve essere affrontata in modo laico e non ideologico. Per cui se la Sicilia, una regione a caso, ha un fenomeno di criminalità organizzata deve essere dotata di tutti gli strumenti per combatterla. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un’ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell’anti-mafia”.

E diventato noioso sentire citato a sproposito questa frase di Sciascia ad ogni occasione per attaccare di chi di mafia si occupa.
Come dire, se non ci fosse la pioggia non ci sarebbe bisogno di costruttori di ombrelli. Ma che discorsi sono?

Rostagno

Finalmente in questi giorni è uscita la sentenza sul caso Rostagno. Ucciso dalla mafia, dice la sentenza.
La sua storia, cosi come quella di tanti ex di lotta continua, mi incuriosisce come poche.
Per quello che hanno rappresentato nella storia d’Italia di un certo periodo e per i percorsi cosi diversi che tanti di loro hanno preso in futuro.
Mi sembra di leggere in tutta la loro vicenda il senso di molte nostre convinzioni e di altrettante disillusioni.
Su Rostagno poi, ci sarebbe molto da sapere, e che invece giace nel dimenticatoio. Non credo che debba servire un film o una canzone per far riaffiorare la memoria.

Fenomeni

Visto che di cattivi esempi se ne vedono fin troppi, a me ha fatto piacere la vittoria del Barca ieri sera semplicemente per Pep Guardiola.

Non ho visto nessuno in una finale di Champions andare ad abbracciare l’allenatore avversario, quando sei sotto di un gol a pochi minuti dalla fine della partita, e sorridere insieme a lui.
Ricordarsi del vecchio allenatore che a fine carriera ti ha allenato in una squadra di provincia italiana, telefonargli, e invitarlo a vedere la sua finale.
Ed infine, pochi minuti dopo la vittoria, avere una parola per Paolo Maldini, dopo le polemiche di domenica scorsa.
Mi sembrano esempi di un senso della misura fuori dal normale. Quasi quanto i colpi di classe di Messi e Ronaldo.

Prodigi

Da un paio di giorni che nell’autoradio sono tornati i Prodigy.
Ho spulciato nella mia discoteca e sono tornati fuori, spinti da un improvviso bisogno di energia che riaffiora in queste giornate.
Non più quei sonnolenti conduttori radiofonici alla mattina, ma i ritmi di Breathe e Firestarter, ad accompagnare i miei chilometri fino all’ufficio, dove il carico si fa sempre più pesante ed affiorano le prime responsabilità.
E’ ciò che cercavo.
Un paio di progetti sono in corso, altri partiranno a breve, e finalmente ho consegnato tutto quanto in commissariato per il passaporto, sperando che non facciano scherzi, adesso.
E poi la scorsa settimana ha lasciato in me postumi efficaci, risvegli per i miei pensieri assopiti, per le mie speranze accantonate.
Le serate passano facendo girare qualche disco e cercando di destreggiarmi tra le funzioni della Canon e dei primi timidi esperimenti.
Per non arrivare impreparato alla prima prova sul campo.
Perchè la valigia è già pronta per la prima, breve vacanza, in terra di Germania.

Maledetta burocrazia

Non ho molto confidenza con la burocrazia,
tento sempre di spostare più in la le incombenze
che mi spettano.
Giusto per tentare di evitare l’inevitabile.

Ma dopo essermi alzato alle sei e trenta
essere arrivato a Milano,
piazza Cordusio,
aver pagato il bollettino (45,72€) ,
aver fatto due foto tessera (3,50 €, rigorosamente macchina automatica) con la faccia ancora sdrucita dal sonno,
aver preso la marca da bollo (40,76 €),
aver aspettato in fila per mezz’ora,
non puoi dirmi che li si fanno soltanto le procedure d’urgenza.
E non puoi neanche rispondere infastidita alle mie domande,
e alle mie lamentele,
quando da nessuna parte si trova un’informazione di questo tipo.
E quando i più li presenti erano nella stessa condizione.
Una mattina volata via inutilmente,
sperando almeno che almeno il passaporto arrivi
entro la fine di giugno.

Dov’era Palermo?

Sono da poco tornato dal mio fine settimana. Ho avuto il tempo per un primo tuffo in mare.
E tra tutto quanto anche quello per essere sabato pomeriggio in Via Notarbartolo. Ho seguito la fine dei due cortei che dall’aula bunker e da Via D’Amelio giungevano fin troppo quell’albero.

Ho visto molti bambini cantare la loro voglia di legalità, e tanti ragazzi gridare la loro rabbia alla mafia.
Ho visto tanti scout, con i loro colori, riempire la manifestazione.
C’era tanta gente per quell’appuntamento. Mancava però un invitato, il principale.
La città.
Non fosse stato per la nave della legalità non saremmo arrivati a cinquecento. Qualcuno ha riappeso i lenzuoli di una volta con i volti di Giovanni e Paolo.
Ma aldilà di qualche sparuto gruppo, delle solite associazioni, mancavano i Palermitani. Quest’anno non c’era Lorenzo, e neanche Fabrizio Moro.
Qualcuno si sarà lamentato per quel blocco del traffico e avrà maledetto chi c’era.
Perchè la città che diciasette anni fa stendeva i loro lenzuoli alle finestre, che faceva parlare di Primavera di Palermo, si è assopita.
Te ne rendi conto in queste occasioni.
Leoluca Orlando ha perso, Rita ha perso.

Sento dire che l’antimafia non permette di vincere le elezioni, che inseguire questa chimera è un’illusione. E’ vero, se cosi non fosse, le sorti della Città sarebbero cambiate da un pezzo.
Si dice che dell’antimafia oramai tutti si riempiono la bocca, tanto le parole non costano nulla. Che ogni schieramento ha il suo baluardo della legalità. Come se i fatti di chi fa davvero il suo dovere non contassero.
Si dice che oramai in tanti vivono di antimafia, ne sono diventati professionisti.
Ma ciò che manca è l’esercizio della memoria.
Chi non c’era non può ricordare, non può avere sulla sua pelle quelle sensazioni, che dovrebbero passare attraverso i racconti della famiglia. O attraverso le istituzioni, le scuole e le associazioni che fanno il loro dovere.
Ma chi c’era non può dimenticare quel pomeriggio in cui la città sembrava risuonare da ogni lato, con sirene di ambulanze e volanti. Con elicotteri sopra le teste.
Dov’eravate?
Dov’era Palermo sabato pomeriggio?

Che sia solo stupidità

Ogni giorno vedo uscire versioni diverse e quanto mai incoerenti sui possibili incontri di Noemi con S.B. e sull’inizio del rapporto con il povero Elio Letizia.
Qualcuno prova a tenerne traccia, ma risulta veramente difficile districarsi tra esse, o cercare di unirne i fili, tanto da creare l’idea di un mistero che il silenzio non fa che alimentare.
In tutto questo mi chiedo come mai Noemi, una ragazza che a sentir dire, passa molto tempo con il Premier, accudendolo nei suoi momenti di scoramento o accompagnandolo a cene ufficiali, non sia mai stata informata sull’importanza della discrezione in tutta questa storia piuttosto torbida. Impossibile che l’uomo più potente d’Italia possa aver trascurato questi dettagli, se non in un delirio di impunità.
E mi chiedo quale possa essere il cervello che possa aver portato questa ragazza a fare quelle famose dichiarazioni nella prima intervista a cuor leggero. E’ davvero stupidità o cos’altro?
Ho letto molto su questa storia ma questa domanda non sembra porsela nessuno. E’ troppo banale la risposta, probabilmente.

Se i risultati saranno quelli che prevede qualche ottimista oggi, ne faremo una divinità, un elogio alla stupidità, quella stupidità da lui idolatrata che ha finito per seppellirlo.

Un atto di carità

Come consigliato da Luca Bottura a Lateral, su Radio Capital, dovremmo tutti mettere una mano al portafoglio e una al cuore pensando alla situazione in cui vive il povero Domenico Letizia, padre di Noemi, o Papi2.
Tre negozi, diverse case, un lavoro al comune, e dichiara solo 12 mila euro.

Solo due giorni

Le valigie pronte per il fine settimana.
Mare,
Casa,
Famiglia,
Silvia,
qualche amico.
Troppo poco il tempo.
E’ da quando sono andato via che non passo il 23 Maggio a Palermo. Non è un giorno qualunque.

Quelli del guardrail rosso

Giro questa lettera condivisa su facebook da alcuni amici. Chi passerà da Capaci in questi giorni vedrà nuovamente il guardrail dipinto di rosso.
Qualcuno, che preferisce restare anonimo, ieri sera si è dato da fare.

All’indomani del vile attentato ai danni di Giovanni
Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Di
Cillo e Vito Schifani, quando noi eravamo bambini o poco
più, qualcuno volle dipingere di rosso il guardrail e
scrivere NO MAFIA sulla casina sopra l’autostrada, presso la
quale Brusca azionò l’esplosivo.

Da allora rappresentano per i cittadini di Capaci e di
Palermo, per l’Italia intera a dire il vero, un segno del
ricordo e del riscatto.

Un guardrail di rosso, come il sangue versato da questi
martiri… per non dimenticare.
La scritta NO MAFIA visibile dall’autostrada come segno di
riscatto, di voglia di reagire.

In occasione del decennale della strage, qualcuno pensò
bene di ripulire tutto.
Guardrail nuovo e casina ridipinta di bianco, con un faro ad
illuminarla anche di notte. in cambio un freddo ed estraneo
obelisco, con annessa lapide.

Ed è allora che entriamo in scena. Riscriviamo NO MAFIA
sulla casina e da allora è illuminata anche la notte e
nessuno ha osato più cancellarla.

Questa notte abbiamo portato a termine il nostro lavoro: da
oggi chi percorre l’autostrada che va dall’aeroporto sino in
città troverà alla propria destra, all’altezza del luogo
dell’esplosione, il guardrail ridipinto di rosso!

è questo il nostro omaggio a Giovanni, Francesca, a tutti
gli uomini della QS15 e a quei ragazzi, adesso uomini, che
allora sentirono il bisogno di lasciare un segno in quel
triste luogo.
Ma è il nostro omaggio, soprattutto, a quelle persone che
giorno per giorno compiono il proprio dovere per sconfiggere
Cosa Nostra e che tanti successi hanno riportato nell’ultimo
periodo.
Un grazie a forze dell’ordine e Magistratura, troppo spesso
vittime di inaccettabili attacchi da parte di esponenti del
mondo politico. Personaggi che poi sono i primi a fare la
passerella in occasione delle varie commemorazioni e a
deporre fiori nelle numerose e tristi lapidi che si
susseguono nelle nostre città.

Desideriamo rimanere anonimi, come anonimi erano quei
ragazzi di allora. Non vogliamo appropriarci di un gesto che
appartiene a tutti i cittadini onesti, che sognano una
Sicilia e un’italia diversa e si impegnano per far sì che
il sogno diventi presto realtà.