Oramai è chiaro.
Quando la sua popolarità scende, Brunetta ha bisogno della frase ad effetto, della boiata che accenda i riflettori su di lui.
“Mi spiego. C’è l’antimafia perché c’è la mafia – ha aggiunto – La mafia è una tipologia di criminalità, come dire, specifica, deviante e che avrebbe bisogno, che ha bisogno, di regole speciali. A me non piacciono le regole speciali. Chi fa un crimine deve essere colpito. Non amo gli anti, preferisco le regole e il far rispettare le regole. Se in Italia si rispettassero le regole, non ci sarebbe bisogno dell’anti-mafia, perché la mafia è una forma di criminalità e dovrebbe essere perseguita come tutte le altre”.
E poi:
“la mafia deve essere affrontata in modo laico e non ideologico. Per cui se la Sicilia, una regione a caso, ha un fenomeno di criminalità organizzata deve essere dotata di tutti gli strumenti per combatterla. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un’ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell’anti-mafia”.
E diventato noioso sentire citato a sproposito questa frase di Sciascia ad ogni occasione per attaccare di chi di mafia si occupa.
Come dire, se non ci fosse la pioggia non ci sarebbe bisogno di costruttori di ombrelli. Ma che discorsi sono?