Fuori tempo massimo, adesso che le copertine dei giornali sono passate, che i programmi tv hanno smesso di cercare i motivi per cui qui da noi, no, non sia possibile che cresca quello lì, e tutti quei bla bla bla, mi viene da aggiungere che avrei fatto volentieri a meno di sentire tante giovani donne giustificate nel tic piuttosto diffuso di definirsi folli, pazze, per via di quella volta in cui hanno dipinto i loro capelli in blu o per quel tatuaggio che portano proprio sotto le mutandine, ed avrei anche evitato di sentire certe frasi svuotate di ogni significato per via di quel continuo ripetersi, come un rosario di cui, dopo tre volte, dimentichi le parole.
Avrei evitato di sentir raggiungere quei punti di non ritorno per cui ti ritrovi ad un matrimonio in cui una zia augura ad i novelli di essere affamati e folli(loro poi, che affamati lo sono sempre stati), come disse quel tale con il dolcevita nero che stava sempre in tv in quei giorni.
E’ la deriva pop che si brucia in pochi giorni, che trasforma una citazione in una frase da bacio perugina, tanto più che il significato poi sarebbe un altro, che più che folli occorrerebbe ricordarsi di essere saggiamente stupidi, di prendersi poco sul serio, piuttosto che nell’attribuirsi un’inutile e vana originalità.
E che poi, visto che siamo entrati nel filone dei discorsi ai laureati o di commiato allora tanto varrebbe prendersi quel tempo necessario per leggersi quello che raccontò David Foster Wallace o anche Baricco, già che ci siamo.