Il giorno dopo le elezioni sono sempre una pessima persona. Intrattabile.
E non ero neanche uno dei votanti.
Archivio mensile:Marzo 2010
Macchietta di me stesso
Ho visto quest’immagine, ho riso e l’ho ripubblicata su un socialcoso.
E ho fatto un errore madornale nel cadere in questa trappola, perché tra i tanti modi per ridere di qualcuno questo è davvero il più idiota.
Nonostante Brunetta, o forse soprattutto per questo.
E devo dir grazie ad un mio amico, Giuseppe, per avermelo ricordato.
Neanche la Nazionale
Catalizzatore dei cattivi pensieri del quaranta per cento degli Italiani, che ieri sera sembra abbiano trovato la propria valvola di sfiato, a guardare i commenti che si leggono in giro.
Cogliendo l’invito dei ragazzi di Ponteranica, sono andato a vedere la trasmissione in un piccolo locale del paese. Arrivato abbastanza presto, cosi da poter mangiare un boccone almeno prima della trasmissione, ho trovato la sala, di per se abbastanza grande, con qualche posto occupato da clienti intenti nella lettura di quotidiani e riviste, o in partite a dama. In poche decine di minuti, ogni panca era invece occupata, il bancone circondato da avventori, e ogni tentativo di movimento richiedeva una lunga sequela di permessi e compermessi.
Quelli che erano i racconti degli anni ’60 con i bar affollati di gente a guardare il Rischiatutto, o Canzonissima, si stavano letteralmente manifestando davanti i miei occhi. Qualcosa di totalmente diverso dell’ambiente, ben più popolare, di una partita del pallone al bar. Quello che viene descritto come evento innovativo è stato piuttosto, per i miei occhi, un salto in un passato che non ho vissuto.
Un’atmosfera complice come non si stesse per guardare la solita trasmissione che magari ogni giovedì sera attraversavamo con uno zapping, o ci mettevamo a criticare da un divano. Come se quasi ci si aspettasse una catarsi, in quella serata in cui tanti volti, censurati o osannati dagli antiberlusconiani, avrebbero trovato voce.
Poi la serata è stata ciò che si aspettava, con i contenuti che conosciamo e che magari non condividiamo del tutto, ma con punte più o meno notevoli negli interventi di Luttazzi (il turpiloquio eletto ad arte?), della Gabanelli, di Monicelli, o nel delirio di Morgan (qualcuno faccia qualcosa per quest’uomo), o di Benigni, per dire qualche nome. Era tutto un susseguirsi di sguardi di compiacimento, di dubbio, di stupore con il vicino di tavolo, di applausi convinti, di attimi di estrema attenzione.
Nulla che sposti di una virgola il voto di domenica prossima, o la coscienza dei soliti indifferenti per i quali magari non è successo niente, a guardare i soliti tg.
Ma con un effetto dirompente, se è riuscito, attraverso questa migrazione alla “tv 2.0“, cross-mediale, a portare in un piccolo bar di paese, o sulle piazze virtuali, decine, centinaia di persone a condividere un sentimento comune di imbarazzo per la situazione che stiamo vivendo.
Fosse solo per questo, dovremmo davvero ringraziarlo, quell’omino li.
E vabbè, anche chi l’ha pensata una serata così.
C’era canzonissima?
Autogrill
Soltanto un tiepido sole d’inizio primavera le faceva compagnia, e la voce di quello stupido speaker alla radio che andava farfugliando parole nell’etere, giusto per essere perse, subito dopo.
Le labbra bruciavano chiedendo acqua, le implorarono di fermarsi al prossimo autogrill.
Scese, svogliatamente, raccogliendo la borsa dalla quale stavano fuoriscendo buona parte dei suoi effetti personali. Si diresse al bar e poi, al bagno. Dinnanzi alla porta si fermò e decise, senza sapere poi bene perchè, di entrare in quello degli uomini. Aprì la porta mentre la donna delle pulizie, distratta, dava una pulita a quegli specchi sempre troppo sporchi. Cercò in quella borsa la penna con cui fino a poco tempo fa disegnava i suoi progetti, e sul muro scrisse: “Senza te, non posso più stare. Chiamami, ti prego“.
Dopo pochi minuti, era nuovamente in macchina. Era già troppo tardi.
Per amarti
Cerco di metterla in cantina, ma ogni tanto mi sembra necessario farla riemergere.
E adesso come la mettiamo?
Stuzzicare i miei amici destrorsi (e per fortuna che esistono), che dall’inizio della sua presidenza non sperano che nel suo fallimento, nella giornata della vittoria più importante, non ha prezzo.
Ero altrove
Ho sentito le parole dirompenti di Don Luigi Ciotti, che promettevano l’impegno solito di Libera e di tante altre associazioni, continuo. Non ho sentito promesse idiote che sembrano un gioco a forzar la mano, nel continuo rilancio di questi anni.
Ho visto semplicemente una piazza diversa, saremo stati anche in cinque.
In una città in cui tralaltro qualcuno continua a sostenere che la mafia non esista.
E soprattutto, ho visto altre immagini.
p.s. qualche altra foto, qui.
Visti dal solito divano, non c’è davvero nient’altro?
E quindi, aldilà dell’idea stereotipata secondo cui gli italiani non siano sufficientemente informati sulle vicende del paese, esistono troppe trasmissioni che rispondono ad un’esigenza a quanto pare evidente. Che sia programma di approfondimento o varietà, non si esce fuori da
questo circolo vizioso, per cui verrebbe da chiedere agli autori italiani, davvero non esiste nient’altro che possa regalarci una seppur distratta serata televisiva?