La scorsa settimana una serata è tornata ad avere lo stesso sapore, sul divano su cui adesso sono seduto. Ultimamente la nostra predilezione è sui film di Woody Allen. Dobbiamo colmare le nostre lacune, anche perchè credo di essermene innamorato troppo tardi.
E lo considero davvero un bene.
Stanno li in stand by per parecchio tempo, in attesa del momento giusto. Qualcuno mi delude, altri li considero capolavori. Si le battute le capisco almeno cinque secondi dopo. Ma non è quello. E’ la sua capacità di costruire quei personaggi fragili, in mezzo a storie cosi reali, come se davvero conoscesse l’animo umano e sapesse portarlo sullo schermo come nessun’altro.
Come questa volta con Un’altra donna.
In cui si muove una donna di mezz’età, sicura di se stessa, con una buona carriera in corso come preside di un università, e a cui d’un tratto la terra sembra franargli sotto i piedi.
Queste però affiorano pian piano, quasi per caso, quando nell’appartamento che ha affittato per scrivere il suo libro, la voce di una giovane donna arriva alle sue orecchie tramite le condotte dell’aria. Una voce che racconta le paure, le fragilità di questa donna raccontate al suo psichiatra.
Da li la ruota comincia a rotolare più velocemente e cominciano a riaffiorare i dubbi su ciò che era la sua vita. Comincia a porsi le domande che erano state li per troppo tempo.
Come in una famosa pagina di Baricco, quel quadro che era stato al muro per molto tempo, tutt’ad un tratto, cade giù.
In realtà non le ho mai prese troppo sul serio. Maschere.
Però mi sembra di capire che più si cresca e più sia difficile affrontare, parlare, dei nodi irrisolti di ognuno di noi. Quelli che erano solo dei piccoli nodi e che sono diventate catene a cui si può rimanere ancorati per sempre.
Non se ne parla affatto per non far affiorare alcun abisso.
Forse è una buona tattica, ma poi mi sa che torna tutto a galla.
Proprio ciò che mi sono riproposto di non fare più dopo una discussione tra amici qualche settimana fa. Non era mio compito fare le domande, se nessuno vuol sentirsele porre. Semmai ascoltarle, ma mai porle.