Mò arrivo…

E poi dicevano che costava tanto riscattare la laurea. Che vuoi che sia aggiungere quei 300 euro (almeno) al mese per diec’anni….adesso che hai appena cominciato a lavorare…
Dal Corriere.it:

Su, in fila….arriva la social card

Si cercheranno le file meno affollate, o si andrà a fare la spesa quando si sa il supermercato vuoto, per non mostrare a troppi questo residuo anteguerra della carta sociale. Un’umiliazione di cui si farebbe a meno volentieri, se solo venissero create misure più concrete. Quarant’euro al mese e almeno il pane c’è per tutti, almeno se guadagni meno di seimila euro annui.
Con seimilaesseicento (il corrispondente della pensione minima mensile di 551 €) invece ci stai bello largo e t’aiuti da solo.
E ti perdi anche quella grafica lì da bel memorandum elettorale.

Rulli di tamburo per Rancas

Avevo comprato questo libro sotto suo consiglio, preso dai suoi racconti sul Perù.

Il libro epico del Peru, le cui frasi e i suoi racconti sono ripetuti a memoria da quelle parti, quasi fosse un testo sacro e magico.
La lotta dei comuneros contro la grande multinazionale mangia terra per via del Recinto, vero protagonista del racconto, e tanti personaggi molto reali eppure cosi magici. Cosi come in tanta letteratura sudamericana.
Non potrò che continuare a leggere gli altri quattro libri che compongono questa “pentalogia”, adesso, per conoscere la storia, e la realtà, per intero.

Spinning

Avrei dovuto leggere l’oroscopo questa settimana. Per scoprire se erano previsti tutti i contrasti sorti questa settimana.
A questo si sono aggiunti pensieri che mi stanno offuscando un pò e che sto cercando di dipanare.
Fortuna che alla fine un posto alla lezione di spinning si è liberato, e con essa la mia mente per un paio di ore.
Ancora adesso, sarà la stanchezza.

Qualità e semplicità

Mi è piaciuta questa parte dell’articolo dedicato a Giovanni Allevi oggi sul corriere:

“Allevi viene accompagnato a visitare la Basilica dove è conservato l’affresco di Giotto che raffigura Francesco in udienza dal Papa per presentare il nuovo ordine. Il Custode racconta lo scetticismo con il quale venne accolto: «Vede Allevi — dice —, quando il nuovo avanza, fa sempre paura, soprattutto se è nella forma della semplicità, da tutti riconoscibile»”

Si riallaccia a qualcosa su cui avevo riflettuto, qualche giorno fa, a proposito dello snobismo. Non occorre mostrarsi complicati, occorre farsi comprendere.

Le due categorie

In vena di semplificazioni oserei dividere il genere umano in due categorie.
Esistono coloro che consapevoli dei propri difetti cercano di migliorarsi e di superare le proprie debolezze, e coloro che invece pur essendone ugualmente consapevoli se ne compiacciono e ne fanno una ragione di vita.
Una vita senz’altro più semplice. Coloro che, per dire, manifestano un carattere sgorbutico non verranno mai importunati o giudicati per un comportamento spiacevole. Di loro, si sa, hanno un brutto carattere, e su questo non ci si può far nulla.
Stranamente coloro i quali cercano di trovare equilibrio, e mostrarsi disponibili, dovranno avere l’obbligo essenziale di dimostrarsi tali in ogni occasione, senza alcun cedimento. Non è ammesso per essi sbaglio alcuno.
Per dire, di un politico riconosciuto pubblicamente come bislacco e corrotto non verrà messa in rilievo la piccola sbavatura, ed altre doti verranno esaltate.
Piuttosto del povero medico che opera in zone di guerra, o del parrocco di periferia che si da un gran da fare, si cercherà sempre un qualcosa, anche piccola, che possa macchiare il suo essere.
Forse lo si fa per avvicinare chi è meglio di noi alla nostra mediocrità?
Il problema in definitiva, al cui vorrei trovar risposta oggi è, quindi, comprendere chi vive meglio, e quale risulta la tattica vincente per scalare la montagna della propria soddisfazione personale, chimera che tutti osiamo voler raggiungere?

(In)sicurezza diffusa

Cosi ieri Michele Serra su Repubblica:

Ci sono cose che già si sanno, o perlomeno si intuiscono. Ma vederle nero su bianco, confermate e dimostrate, lascia ugualmente di stucco. Ieri questo giornale ha dato giustamente largo spazio a uno studio realizzato (testo completo della ricerca) dall´istituto Demos in collaborazione con l´Osservatorio di Pavia. Lo studio dice questo: la paura del crimine, che tanta parte ha avuto nell´ultimo esito elettorale, non si fonda su dati reali. I crimini sono in calo. In aumento esponenziale, invece, è stata la quantità di cronaca nera diffusa dalla televisione: i telegiornali Mediaset al primo posto, il Tg3 il meno zelante in questo mercato dello spavento. L´overdose di notizie ansiogene riguarda l´intero 2007 e il primo semestre del 2008. Negli ultimi mesi (dopo le elezioni) la cronaca nera nei telegiornali è drasticamente scemata.
Lo studio aggiunge, ed è quasi pleonastico, che paura e insicurezza sono sentimenti direttamente proporzionali al numero di ore che si trascorrono davanti alla televisione. Chi ne vede molta è spaventatissimo. Chi ne vede poca lo è assai meno, probabilmente anche perché esce più spesso di casa e ha dunque modo di farsi un´idea reale, empirica e personale, di quello che accade. Che la paura fosse un´arma politica già lo si sapeva. Che la sua diffusione fosse così sapientemente pilotata lo si poteva solo sospettare. Ora è una certezza.

Che risveglio!

Non mi aspettavo stamattina, guardando fuori dalla finestra, di trovare tutto quel bianco intorno.
E l’inverno è appena iniziato…

Rapporti a distanza

Domani avrò visite. Casa si riempirà di donne. Silvia verrà qui per il week end e poi verranno da queste due parti due delle mie più care amiche, Rosanna e MariaGrazia. E’ il regalo più bello che possa ricevere da loro per la seconda volta quest’anno.
Quando si scappa via dalla propria città a troppe, tante cose, occorre rinunciare inevitabilmente. La distanza però funziona da filtro, da larga maglia che lascia passare solo chi decide di oltrepassare la tessitura costruita.
Consente di guardare la città, i rapporti, le amicizie, per quelle che sono veramente. Arrivano qui soltanto alcuni raggi. Il resto rimane li, dove l’avevi lasciato. E sei contento di trovarlo quando arrivi li, con la consapevolezza di comprendere quello che è realmente.
In questi due anni tante cose sono ormai cambiate anche li, ma tra le poche persone su cui so di poter contare so di trovare ancora loro.
Non è facile però preversare i rapporti quando non vivono della quotidianità, quando non si hanno i mezzi per cogliere le sfumature dell’umore o condividere esperienze.
Lo colgo spesso in alcune telefonate che lasciano trapelare una confidenza che non è ormai quella dei tempi migliori. Ma la loro sensibilità nel cogliere ciò che questo distacco è stato, ha rappresentato un buon rifugio in certi momenti. E lo sforzo in più che richiedono i chilometri vale la pena di essere colmato, per rafforzare certi rapporti.

Anno zero

Qualcuno dica a quel ragazzo li col maglioncino azzurro che neanche Jerry Calà lo usa più cosi. Intollerabile.