La libertà é un contratto abusato.
Chiunque vorrebbe essere libero, ma la libertà può essere un baratro. Puoi caderci dentro senza essere più in grado di rialzarti o, ancora, puoi perderti. Molto meglio essere indirizzati, avere qualcuno che ti dica dove andare, cosa fare da quando sei sveglio fino al momento di andare a letto.
La libertà richiede consapevolezza. E un uomo, se consapevole dovrebbe pretendere libertà.
Ecco, se penso al mondo del lavoro, ma anche alla società in cui siamo inseriti, si ha la sensazione di essere trattati come bambini. Bambini da indirizzare, da gestire. La retorica della libertà si scontra con una realtà in cui il controllo delle azioni di ogni individuo è la costante.
Il dipendente deve timbrare il cartellino, deve uscire ad una certa ora, chiedere il permesso per andare dal dentista o accompagnare proprio figlio a scuola. Deve pranzare dalle 13 alle 14 e stare non più di cinque minuti a parlare con un collega alla macchinetta del caffè.
Forse è giusto così. Come detto prima, la libertà senza consapevolezza, può generare caos nell’individuo e nella società di cui è parte.
Ma allora, di cosa stiamo parlando quando parliamo di libertà? E cosa dovrebbe fare un uomo per guadagnare la semplice libertà di gestire il proprio tempo?
A quale sceriffo pagare la propria cauzione?