A pochi metri dall’ingresso dell’università un piccolo chiosco resta aperto a tutte le ore del giorno, e della notte. Riviste, bibite e sigarette sono sempre disponibili, ma non è questa di certo la particolarità che lo rende tappa obbligata delle serate qui in città. Di ritorno da un ristorante, è la sorpresa che hanno preparato questa sera per me. Dietro il bancone un uomo sulla settantina, preso dai suoi affari, ci accoglie sornione, specie riconoscendo volti nuovi nel suo rifugio. Sorride con tutti i denti che gli sono rimasti e si affanna a dare la mano a tutti noi, trattenendole tra le sue per un tempo a cui inizialmente non riesco a dare spiegazione. La colgo quando prende la mia, di mano, e comincia ad accarezzarla con alcune dita e poi con l’altra mano, tra gli sguardi divertiti degli altri. Regala poi perle a ripetizione, proponendo ogni sorta di prezzo per stare con lui, uscendo fuori da quello che spesso diventa la sua stessa casa, cercando di abbracciarci. Ogni volta è uno spettacolo diverso ma sempre assicurato. Jafar è uno spettacolo, qui, con la sua omosessualità ostentata, e con l’esuberanza che non riesce a contenere nonostante l’età.
Si raccontano storie, su di lui, di cui alcuni sanciscono con assoluta certezza. Raccontano che sia stata una spia, e che la posizione del suo chiosco non sia del tutto casuale, a pochi metri dall’università. Raccontano che conoscesse tutti, da sempre, e ne conoscesse le abitudini. Chi frequentasse chi, e naturalmente anche le tendenze sessuali. Raccontano che molti furono uccisi in seguito alle sue soffiate, qualche anno fa.
Raccontano, anche se sembra surreale, dopo aver riso così tanto, storie come questa. Sembra tutto così normale, in superficie.
Vakeel Bazaar