Giocare a basket in Sicilia

Con grande onore mi è stato chiesto nei giorni scorsi di scrivere un articolo per il blog de iMille. Onore perchè seguo da un paio di anni ciò che cercano di proporre ed onore perchè è la prima volta in cui qualcuno mi chiede di scrivere al di fuori di questo blog.
Vi ripropongo l’articolo.


Giocare a basket in Sicilia
di Mauro Caruso

Per parlare della Sicilia e del profondo cambiamento culturale in atto dovremmo distogliere l’attenzione da ciò che raccontano le prime pagine dei giornali, delle storie di preti e presidenti di squadre di calcio che inneggiano a capi mafia della zona per dimostrare riconoscenza. Dovremmo piuttosto guardare alle storie piccole, minute, a quegli degli uomini che in questi anni hanno cominciato a lottare per cambiare la storia di questa terra, cominciando a pensare che il riscatto dovesse partire dal centro delle proprie vite. Da quel frastuono che nel ‘92 ha destato il sonno della società siciliana nulla si può più raccontare con le stesse parole. La stessa storia della Sicilia non potrà che essere raccontata sempre con maggiore frequenza distinguendo le due facce, l’ignavia e l’impegno, che costituiscono l’immagine dell’Isola. Non si potrà più raccontare della Sicilia dimenticando le storie di semplici cittadini e delle numerose associazioni che in questi ultimi decenni hanno saputo costruire una fitta rete di aggregazione della cittadinanza difronte ai temi della legalità e dell’Antimafia.

Oggi per guardare al cambiamento puoi anche guardare ad un palazzetto dello sport di periferia, in cui gioca una squadra di Serie C di Basket. Puoi andare lì, dove di solito riecheggia soltanto il rumore della palla sul parquet per trovare centinaia di appassionati e neofiti pronti ad incitare un gruppo di giocatori e una società che ha fatto di un’idea una grande intuizione. L’idea che la legalità non può essere raccontata soltanto nelle scuole, non può passare soltanto attraverso i dibattiti e gli incontri per una nicchia di addetti al settore, ma deve impadronirsi dello sport, elemento fondamentale della vita di tanti ragazzi. Per questo motivo da quest’anno la società Sportiva “l’Aquila P.G.S.” di Palermo ha preferito far posto nelle proprie maglie al simbolo di AddioPizzo, per veicolare questo messaggio attraverso i palazzetti siciliani e di una parte dell’Italia. Non più supermercati o imprese locali, ma il simbolo di un’associazione che in questi anni si è distinta per impegno ed originalità nella lotta ad uno degli aspetti di odiosi dell’economia mafiosa.

L’idea, nata sulle panchine durante gli allenamenti, si è trasformata in realtà grazie alla sponsorizzazione di alcune imprese già facenti parte della rete del consumo critico creata da AddioPizzo, come Prima Visione, Kafara Hotel, Triathlet, La Fabbrica delle Idee, I colori del Sole, Industria Arredi Albanese e Guajana, ed ha già posto la sua attenzione a livello nazionale, in particolare attraverso la trasmissione Caterpillar su RadioDue e dei dirigenti dell’Aip, l’associazione italiana Pallacanestro, che con le parole di Dino Meneghin hanno voluto ringraziare il presidente dell’Aquila Adriana Urcioli:

Cara presidente Urcioli, Le scrivo per manifestarle tutto il mio orgoglio e la mia stima, prima come cittadino italiano e poi come Presidente della Fip, per aver la sua squadra deciso di indossare sulle maglie da gioco il logo dell’associazione Addiopizzo. La sua società sta dimostrando nei fatti qualcosa di cui sono sempre stato fortemente convinto: che lo sport possa, e debba, avere un ruolo determinante nella formazione delle coscienze e del tessuto sociale, offrendo modelli positivi da imitare. Sono tanto più orgoglioso perché apprendo che sono stati proprio i suoi giovani giocatori a proporre il rapporto con l’associazione Addiopizzo: un segnale forte e chiaro che lo sport in generale, e la pallacanestro in particolare, può dare un’importante contributo alla qualità al nostro vissuto quotidiano, in campo e fuori. Complimenti di cuore per l’iniziativa e in bocca al lupo per il campionato.
Dino Meneghin
Presidente Federazione Italiana Pallacanestro

La consapevolezza dell’originalità di quest’impegno meriterebbe quindi una platea più ampia e sarebbe quindi auspicabile un impegno delle serie maggiori su questo tema, troppo spesso dimenticato dallo sport. D’altra parte per chi volesse sostenere quest’iniziativa segnalo la pagina su facebook e la possibilità di sostenere AddioPizzo attraverso i canali forniti sul sito dell’associazione.

Tormentoni

#2

Basta lavorare, lo capite che questa è la mia prima occupazione?
E poi mi è presa pure la crisi creativa.

E io invece due euro glieli do

Andrò volentieri a votare domenica, e vorrei che con me lo facessero almeno altri tre milioni d’Italiani.
Perchè le primarie sono fondamentali, uno strumento potentissimo, ed un treno che in molti vorrebbero passasse troppo velocemente. Perchè si, ha dei difetti, ma offre anche quel grado di imprevedibilità che i congressi di partito non possono offrire, impelagati come sono nell’equilibrio delle parti in gioco. Sono quel colpo ad effetto che solo i fuoriclasse concedono, nella noia degli altari della politica. L’elemento di follia dettato dal volere di chi poi andrà a votare alle elezioni, garanzia probabilmente di una vittoria più duratura, perchè poggiata sul consenso.
Si dice che qualcuno dall’esterno possa condizionare fin troppo il voto, e questa è la paura che paventano gli oppositori a questo “metodo”, quelli che sostengono le decisioni interne.
Gli stessi, per intenderci, che poi non disdegnano i magheggi nella proliferazione delle tessere al Sud.
Quando qui in Brianza non sono neanche riuscito a tesserarmi a luglio, nel groviglio complicatissimo dei regolamenti ai quali ognuno da interpretazioni differenti. Ed è vero, che proprio da questi dettagli si nota come questo partito sia ancora da costruire.
Di certo non è questo il partito che voglio vedere, un partito incapace di proporre utopie, di far crescere speranze nei propri presunti elettori. Un partito invece in grado di giocare il pessimo ruolo di spalla alla destra nel gioco al ribasso proposto dal populismo dilagante, dai giornali ai nostri vicini di casa.
No, non credo che abbiamo bisogno di questo. L’Italia non ha bisogno di questo.
E per questo ho deciso di votare Ignazio Marino. Lo spariglia carte. Il chirurgo. Qualcuno sostiene non abbia il fisico da vincente, da leader. Non importa, parlino pure.
Il resto lo sapete, è come dice Zoro stasera dalla Dandini.
L’ho sentito parlare, ho letto le proposte delle sue mozioni e le ho confrontate con quelle degli altri due candidati. Le trovate in giro.
Le opinioni su laicità, diffusione della banda larga, diritti degli omosessuali e delle coppie di fatto, le alternative al precariato, il Sud, il No al nucleare lo distinguono da chi di rinnovamento parla soltanto. E sono per buone parte le mie.
Ed infine lo voterò perchè no, per il suo passato da Scout. Se conosco, come conosco bene gli scout con il loro ondeggiare tra solidarismo, cattolicesimo e servizio per il prossimo e attenzione all’educazione rivedo ciò che servirebbe a quest’Italia.

update: Gilioli dice cose giustissime.

#1

Tra scrivere e parlare con un amico, non c’è storia.

Voglio subito la maglia

Quest’anno il campionato di basket di serie C vedrà divise molto particolari in campo.
Il logo di AddioPizzo campeggerà al centro delle maglie dell’Aquila di Palermo, grazie all’impegno del Presidente, già appartente con la sua attività imprenditoriale alla lista Pizzo Free.
Bella iniziativa, come ricorda Dino Meneghin, e come i puntuali Cirri e Solibello di Caterpillar hanno raccontato.

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Toh, chi c’è!

Condivisione

Non che sia una storia nuova da raccontare, quando uno si aggiunge alla moltitudine di chi già abbandona la propria terra. Siamo talmente assuefatti a questo fiume in movimento da restarne totalmente indifferenti.
Però da una settimana sono tornato a vivere con il fratello, che valigia in mano e poco altro ha lasciato la nostra Beneamata, per un incarico lavorativo in quel di Bergamo. Il primo, che si possa definire tale, da quando i suoi studi sono terminati.
Il che offre alle mie giornate non poche alternative, condivisione di spazi e moltiplicazione dei bisogni. Offre ciò che stavo quasi dimenticando in questi anni di vita da single, praticamente.
Offre la condivisione delle storie, degli incontri, dei litigi, delle incomprensioni, degli sbalzi d’umore, che una vita sola non ti può offrire.
Offre anche uno svago per i momenti malinconici che di tanto in tanto possono far capolino.
Ed infine smonta da quell’autocelebrazione cosi rassicurante per chi è abituato a pensare a vivere da solo nel rifugio delle proprie convinzioni. Si, perchè per quanto tu tenda a riempire le tue giornate di mille impegni, interessi ed incontri, soltanto chi ti sta accanto, chi condivide con te le giornate, aiuta a smontarti, pezzo per pezzo, fino a farti mettere in discussione quello in cui pensi di credere.

Baaria, per me

Tornatore è uno dei miei registi preferiti.
Lo dico fin da subito, per scanzare ogni dubbio.

Forse per la maniera in cui racconta la Sicilia, il mondo perduto su cui per un pò abbiamo potuto gettare un occhio anche noi, il senso del distacco di tanti emigrati (come dimenticare il memorabile dialogo di Nuovo Cinema Paradiso, tra Totò e Alfredo, alla stazione), il modo in cui racconta le sue storie. Fatto sta che da sempre i suoi film sono riusciti ad emozionarmi, anche quando la realtà che rappresenta è apparentemente lontana dalla sua Sicilia, come nel bellissimo La Sconosciuta.
Però.
Però, a dispetto dell’attesa che ha avvolto quest’ultimo film già dalle prime immagini, ieri sera sono uscito dal cinema deluso.
La storia, cosi come veniva presentata, aveva tutti i presupposti per essere un capolavoro, probabilmente. L’affresco di un’intera generazione, quella della famiglia Terranuova (che altro non è che la famiglia Tornatore) che si muove nella cittadina di Bagheria, alle porte di Palermo. Ed attraverso di essa la storia dell’umanità che la circonda e che anima la vita di quella città.
Meraviglioso, verrebbe da dire, conoscendo anche il buon Peppuccio ed il suo incredibile talento.
Ricostruire i pezzetti di questo mosaico dev’essere stata un’opera faraonica d’ingegno Forse troppo grande per uscirne senza qualche ferita.
Tre ore sono poche per poter rendere la complessità di una città intera, per racchiuderne le storie e ricostruirne un senso. Ed infatti la storia principale risulta monca, sembra che non decolli mai ed a tratti risulta debole. Le piccole storie che ne costituiscono la costellazione, di contro, sembrano eccezionali, complesse ed affascinanti. E, stranamente, risultano moncate, lasciate a metà, perse in questo marasma. Il cappotto di Leo Gullotta, l’amico che vuole morire perchè non ha vissuto abbastanza, il pazzo del paese, Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, le lotte per il latifondo, il viaggio in Russia, per citarne alcune, sono storie soltanto abbozzate.
Scelta stilistica, probabilmente, ma il risultato non è riuscito ad emozionarmi.
Alcuni personaggi, ed alcune scene sono poco chiare anche per chi la storia e la cultura siciliana la conosce. Diventano incomprensibili, credo, per chi di sicilianità non ne è intriso.

Cosa salvo? Salvo parecchio, ripensandoci adesso. Salvo l’immagine cosi perfetta di quell’epoca, salvo un bellissimo affresco della storia Siciliana e della sua cultura, delle sue superstizioni, la sua ignoranza e la sua scaltrezza. Salvo anche quel tocco surreale. Salvo tanti fermo immagine, come la magnifica scena dei mostri di Villa Palagonia. Salvo le tante figure di contorno, con le loro litanie. “V’accattu i dollari“, “Bona è a zita“, si ripeterano anche nella mia mente. per un pò. Salvo la cartolina di un tempo in cui i nostri genitori si sarebbero persi, probabilmente, nella memoria della loro adolescenza. Un tempo di cui noi soltanto in parte siamo testimoni, e che anima la nostra fantasia.
Salvo infine l’utopia del padre, l’amore per la politica, nonostante tutto, messaggio davvero controcorrente, di questi tempi.
Quell’amore che gli fa dire che “Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro”.
L’attesa e le aspettative avranno probabilmente giocato un brutto scherzo. Ma l’anima, l’emozione, che da Tornatore pretendo, non è venuta fuori.
Ho cercato di capirne di più parlandone ed aprendo una discussione su fb, trovando molti dalla mia stessa parte.
Probabilmente, davvero, incastrare tanti pezzi del mosaico, non è cosa semplice.


P.s. Comunque andatelo a vedere, e non per fare un favore a Silvio.

Una volta


Una volta, inserito originariamente da MauViator.