Muovendosi a casaccio

20140122-230442.jpg
Da “Il senso di una fine” di Julian Barnes

Il senso di un impegno

Giuseppe Scalarini.jpg
Disegno di Giuseppe Scalarini.

Ciò che risulta chiaro, nella situazione attuale, alla luce dei tanti movimenti di protesta che nascono, della rabbia montante, è che qualsiasi proposta politica di rappresentanza venga percepita come incapace di rispondere alle esigenze del momento.
Il nostro stesso impegno politico, non viene percepito per ciò che davvero è.

Per quanto possa essere generoso, autenticamente solidale e spinto da ideali di giustizia, chi oggi si propone in politica (come individuo o come gruppo) è destinato alla lontananza (se non al disprezzo) proprio da quelli che vorrebbe rappresentare, “i sommersi” del Paese. Del resto, i tentativi vecchi e nuovi di rappresentanza a sinistra sono tutti qui, con i loro dolorosi  fallimenti, a urlarcelo. 

Questioni che come partito di sinistra dovremmo porci prima di tutto nelle piccole realtà, come la nostra, nella quale l’impegno politico non può fermarsi alle riunioni, ai comitati formati in occasioni di elezioni, all’organizzazione delle primarie. Deve cercare nuovi metodi, nuovi percorsi per mettersi a disposizione della comunità.   

Ed è su questo che qui forse è utile aprire la discussione, raccogliere le idee, alimentare il confronto. Perché le case history virtuose nel mondo non mancano: dalle iniziative d’aiuto sociale “porta a porta” che sono state fondamentali nel creare e indirizzare i grandi movimenti della Primavera araba alle attività di organizzazione dei contadini senza terra in America Latina. Fino ai gruppi di scambio, di acquisto, di riuso, di coworking e di socializzazione dei beni che stanno nascendo in molteplici forme in tante aree del pianeta.
Solo “charity” o “cooperazione”? No, non scherziamo. Quello è il primo step. La base di partenza. Conta molto di più il processo che viene dopo, che pure dal primo non può e non deve essere staccato mai: la coscientizzazione, la crescita comune, la pedagogia così come la concepiva Paulo Freire, cioè «le persone che si educano insieme con la mediazione del  mondo».  
Cioè la politica, alla fine: quella vera. 

E’ quello che chiedo ai militanti di vecchia data e ai nuovi, al popolo di sinistra che è venuto a votare per le primarie. Cerchiamo di trovare un modo, raccogliendo le idee sulle modalità da attuare quelle che sono le idee della sinistra, evitando di perderci in dibattiti ideologici che tanto ci appassionano, ma che risultano incomprensibili per i nostri interlocutori. Incontriamoci.

Per il blog del Pd di Brugherio

La politica e i suoi costi

Potremo riprenderci dalla sbornia anticasta di questi anni, senz’altro necessaria, quando torneremo a dare giudizi più equilibrati, a dare il giusto valore alla politica, distinguendola dai suoi cattivi rappresentanti.

Un esempio sono i suoi costi, sui quali sottoscrivo quanto scritto in quest’articolo:

Uscire dalla leggenda della gratuità come pregio assoluto e, di conseguenza, del costo come disvalore del quale provare vergogna è un passaggio non più rinviabile, non soltanto nei palazzi del potere ma anche nel modo di sentire di tutti noi. Il web, che i grillini conoscono e usano bene, è in tal senso una guida preziosa. Passata l’euforia per l’informazione a costo zero dei blog e dei social network, ci si è resi conto che un prodotto di qualità si paga e che se, com’è noto, le bugie hanno le gambe corte, le panzane dal canto loro si muovono rasoterra.

Nella sua accezione più pragmatica, che in verità è l’imprinting dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, la politica è vista come servizio. E un servizio costa, specialmente se è di qualità. Questo concetto elementare è molto diffuso nelle democrazie più avanzate, a esempio quelle del Nord Europa, che riescono a stratassare i cittadini senza suscitare rivolte di piazza, solo perché offrono servizi e prestazioni di prim’ordine. Oggi in Italia e soprattutto in Sicilia, a causa di decenni di ruberie istituzionali, ha preso piede una sorta di illusione collettiva, che il denaro altrui sia il frutto del peccato e che il recupero del benessere diffuso debba avvenire gratuitamente.

via Gery Palazzotto