Tornatore è uno dei miei registi preferiti.
Lo dico fin da subito, per scanzare ogni dubbio.
Forse per la maniera in cui racconta la Sicilia, il mondo perduto su cui per un pò abbiamo potuto gettare un occhio anche noi, il senso del distacco di tanti emigrati (come dimenticare il memorabile dialogo di Nuovo Cinema Paradiso, tra Totò e Alfredo, alla stazione), il modo in cui racconta le sue storie. Fatto sta che da sempre i suoi film sono riusciti ad emozionarmi, anche quando la realtà che rappresenta è apparentemente lontana dalla sua Sicilia, come nel bellissimo La Sconosciuta.
Però.
Però, a dispetto dell’attesa che ha avvolto quest’ultimo film già dalle prime immagini, ieri sera sono uscito dal cinema deluso.
La storia, cosi come veniva presentata, aveva tutti i presupposti per essere un capolavoro, probabilmente. L’affresco di un’intera generazione, quella della famiglia Terranuova (che altro non è che la famiglia Tornatore) che si muove nella cittadina di Bagheria, alle porte di Palermo. Ed attraverso di essa la storia dell’umanità che la circonda e che anima la vita di quella città.
Meraviglioso, verrebbe da dire, conoscendo anche il buon Peppuccio ed il suo incredibile talento.
Ricostruire i pezzetti di questo mosaico dev’essere stata un’opera faraonica d’ingegno Forse troppo grande per uscirne senza qualche ferita.
Tre ore sono poche per poter rendere la complessità di una città intera, per racchiuderne le storie e ricostruirne un senso. Ed infatti la storia principale risulta monca, sembra che non decolli mai ed a tratti risulta debole. Le piccole storie che ne costituiscono la costellazione, di contro, sembrano eccezionali, complesse ed affascinanti. E, stranamente, risultano moncate, lasciate a metà, perse in questo marasma. Il cappotto di Leo Gullotta, l’amico che vuole morire perchè non ha vissuto abbastanza, il pazzo del paese, Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, le lotte per il latifondo, il viaggio in Russia, per citarne alcune, sono storie soltanto abbozzate.
Scelta stilistica, probabilmente, ma il risultato non è riuscito ad emozionarmi.
Alcuni personaggi, ed alcune scene sono poco chiare anche per chi la storia e la cultura siciliana la conosce. Diventano incomprensibili, credo, per chi di sicilianità non ne è intriso.
Però.
Però, a dispetto dell’attesa che ha avvolto quest’ultimo film già dalle prime immagini, ieri sera sono uscito dal cinema deluso.
La storia, cosi come veniva presentata, aveva tutti i presupposti per essere un capolavoro, probabilmente. L’affresco di un’intera generazione, quella della famiglia Terranuova (che altro non è che la famiglia Tornatore) che si muove nella cittadina di Bagheria, alle porte di Palermo. Ed attraverso di essa la storia dell’umanità che la circonda e che anima la vita di quella città.
Meraviglioso, verrebbe da dire, conoscendo anche il buon Peppuccio ed il suo incredibile talento.
Ricostruire i pezzetti di questo mosaico dev’essere stata un’opera faraonica d’ingegno Forse troppo grande per uscirne senza qualche ferita.
Tre ore sono poche per poter rendere la complessità di una città intera, per racchiuderne le storie e ricostruirne un senso. Ed infatti la storia principale risulta monca, sembra che non decolli mai ed a tratti risulta debole. Le piccole storie che ne costituiscono la costellazione, di contro, sembrano eccezionali, complesse ed affascinanti. E, stranamente, risultano moncate, lasciate a metà, perse in questo marasma. Il cappotto di Leo Gullotta, l’amico che vuole morire perchè non ha vissuto abbastanza, il pazzo del paese, Ignazio Buttitta, Renato Guttuso, le lotte per il latifondo, il viaggio in Russia, per citarne alcune, sono storie soltanto abbozzate.
Scelta stilistica, probabilmente, ma il risultato non è riuscito ad emozionarmi.
Alcuni personaggi, ed alcune scene sono poco chiare anche per chi la storia e la cultura siciliana la conosce. Diventano incomprensibili, credo, per chi di sicilianità non ne è intriso.
Cosa salvo? Salvo parecchio, ripensandoci adesso. Salvo l’immagine cosi perfetta di quell’epoca, salvo un bellissimo affresco della storia Siciliana e della sua cultura, delle sue superstizioni, la sua ignoranza e la sua scaltrezza. Salvo anche quel tocco surreale. Salvo tanti fermo immagine, come la magnifica scena dei mostri di Villa Palagonia. Salvo le tante figure di contorno, con le loro litanie. “V’accattu i dollari“, “Bona è a zita“, si ripeterano anche nella mia mente. per un pò. Salvo la cartolina di un tempo in cui i nostri genitori si sarebbero persi, probabilmente, nella memoria della loro adolescenza. Un tempo di cui noi soltanto in parte siamo testimoni, e che anima la nostra fantasia.
Salvo infine l’utopia del padre, l’amore per la politica, nonostante tutto, messaggio davvero controcorrente, di questi tempi.
Quell’amore che gli fa dire che “Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro”.
L’attesa e le aspettative avranno probabilmente giocato un brutto scherzo. Ma l’anima, l’emozione, che da Tornatore pretendo, non è venuta fuori.
Ho cercato di capirne di più parlandone ed aprendo una discussione su fb, trovando molti dalla mia stessa parte.
Probabilmente, davvero, incastrare tanti pezzi del mosaico, non è cosa semplice.
Salvo infine l’utopia del padre, l’amore per la politica, nonostante tutto, messaggio davvero controcorrente, di questi tempi.
Quell’amore che gli fa dire che “Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro”.
L’attesa e le aspettative avranno probabilmente giocato un brutto scherzo. Ma l’anima, l’emozione, che da Tornatore pretendo, non è venuta fuori.
Ho cercato di capirne di più parlandone ed aprendo una discussione su fb, trovando molti dalla mia stessa parte.
Probabilmente, davvero, incastrare tanti pezzi del mosaico, non è cosa semplice.
P.s. Comunque andatelo a vedere, e non per fare un favore a Silvio.
Ohh! Era ora! Aspettavo il tuo parere da giorni! 😉
Si ma il tuo di parere?
Condivido…sei stato molto bravo a mettere nero su bianco quello che un po' ho percepito anche io…ma distrattamente non avevo bene messo a fuoco.. 🙂
Ho tenuto questo post da parte, perché sapevo di vederlo presto.
In realtà, ciò che posso dirti è che… mentre guardavo il film rivedevo tanti racconti di mio padre sulla sua infanzia. Un mondo e un modo di vivere totalmente diverso da quello odierno, eppure così recente.
La storia in se forse non ha un vero fine… ma è proprio il quadro di un tempo e sono convinto come te, che tre ore siano poche per poterlo raccontare come si deve. Purtroppo Tornatore doveva limitarsi (è pur sempre un film, non un documentario di alto livello) e quindi ha dovuto selezionare, tra i suoi ricordi, quelli più significativi.
La fotografia (a livello tecnico) comunque è bella, belli i colori delle scene.
Ciao,
Emanuele
Assolutamente d'accordo, dal punto di vista tecnico è strepitoso. La fotografia soprattutto.