Bruciate quei fiori

Si fa presto a sfilare verso le lapidi a depositare corone o a sprecare parole vane. Poi basta un attimo ed un emendamento cancella anni di impegno nell’Antimafia.
Eravamo, siamo, troppo occupati nelle faccende private del premier, per preoccuparcene.
E cosi che l’altra sera, alla commissione Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio, è saltata la norma che prevedeva l’obbligo di denuncia in caso di estorsione per gli imprenditori coinvolti in appalti pubblici. Una norma contenuta nel decreto Sicurezza, sostenuta dal ministro Maroni, e che prevedeva in caso di mancata denuncia la perdita della commessa e l’esclusione dalle gare per tre anni.
Troppo, avranno pensato i deputati del Pdl promotori dell’emendamento contrario, e forse anche i deputati del Pd e dell’Idv che hanno abbandonato l’aula. Muro contro muro nella maggioranza quindi, con Maroni comunque ad avere la peggio.
C’erano da difendere troppi interessi privati e da svuotare di significato la lotta e l’impegno antimafia. La mafia dei colletti bianchi aveva insomma lavorato bene.

E’ cosi che l’impegno di associazioni come AddioPizzo viene lacerato. Come se si dovesse superare un muro troppo alto, troppo robusto per essere abbattuto con l’impegno di pochi. I segnali delle istituzioni non mancano.
Pino Maniaci abbandonato dall’ordine dei giornalisti.
AddioPizzo Catania cacciata dalla sede nei locali della Confesercerti.
Silenzi, esempi di un lento distacco per cui non bastano gli attestati che anche la giurisprudenza attribuisce in questi giorni nella sentenza della sez.III penale del processo nei confronti del mandamento mafioso della noce e dei commercianti reticenti, che nelle motivazioni riconosce il danno alla parte civile, rappresentato da Addiopizzo, FAI, Libero Futuro, con le seguenti parole:
“Deve invero rivalersi che la costante pressione investigativa esercitata dallo Stato, negli ultimi anni, nei confronti del fenomeno del racket delle estorsioni, direttamente controllato dal sodalizio mafioso, è stata coronata da successi di rilevatissima entità, che hanno anche portato non pochi imprenditori – cosa inaudita fino a poco tempo fa – a denunciare il ricatto estorsivo cui erano stati sottoposti. Esistono peraltro, meccanismi previsti da leggi dello Stato che assicurano sostegno economico all’operatore che subisce ritorsioni per le eventuali denunce effettuate(il fondo di sostegno per le vittime di richieste estorsive è stato istituito con la L. 18 febbraio 1992, n. 172), PER NON PARLARE DEGLI ENTI E DELLE ASSOCIAZIONI ESISTENTI SUL TERRITORIO ORMAI DA ANNI – QUALI QUELLE COSTITUITESI PARTE CIVILE NEL PRESENTE PROCEDIMENTO – CHE ASSICURANO ALL’IMPRENDITORE O COMMERCIANTE CHE DENUNCIA AIUTO E SOSTEGNO, IN MODO CHE LO STESSO NON RIMANGA ISOLATO, FACENDO SI’ CHE LA DENUNCIA, ORMAI, NON POSSA PIU’ ESSERE CONSIDERATA COME UN ATTO DI CORAGGIO, O ADDIRITTURA DI EROISMO INDIVIDUALE, MA COME UNA REAZIONE NORMALE DI FRONTE AD UN’IMPOSIZIONE SUBITA”.

Troppo poco, ancora oggi, per pensare di riuscire a scalare quel muro di indifferenza.

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