Di tornare a casa non se ne parla neanche quando il clima si offre insolitamente cosi mite. E poi oggi passavo da Monza, ed avevo voglia di passare in libreria un pò di tempo. A volte mi prende
questa sorta di crisi d’astinenza, ed è uno dei pochi piaceri del quale so godere a pieno soltanto quando sono solo, quando posso prendermi tutto il tempo che voglio.
Nella zona qui intorno poi l’unica libreria in cui spesso mi imbatto è quella del Centro Commerciale in cui spesso pranzo, scevra di qualunque idea si possa accomunare al piacere della lettura.
A Monza mi sono invece quasi affezionato alla solita Feltrinelli, che sarà pure un megastore, ma nella quale riesco a sfogliare tranquillamente un libro, come qualunque posto decente. E poi riesco a trovare un pò di tutto, e sempre facilmente individuabile. Insomma, grande distribuzione non sempre penso faccia rima con superficialità.
Oggi però non avevo bisogno di comprar libri, ne ho già un mucchio sulla scrivania, e non vorrei accumularne ancora.
Volevo comprare un vinile, sapete, la mania del momento. Ho dato un’occhiata al poco disponibile
e poi mi sono piazzato in uno di quei slot con le cuffie. Ho assaggiato un pò dei nuovi Franz Ferdinand, del Boss, di Gianmaria Testa e poi mi sono soffermato sull’ultimo disco di Luca Carboni, l’unico che potevo ascoltare da quegli affari li. Insomma, si tratta di una raccolta di canzoni degli anni settanta, di quelle che fanno parte dell’humus di una generazione, per cui partivo da qualcosa di non perfettamente conosciuto. Ero attirato dalle scelte poi non troppo banali. E dalla canzone di Claudio Lolli che circola adesso in radio. Ma anche le versioni dell’Avvelenata, di Venderò o di Eppure Soffia non mi sono dispiaciute cantate con quella voce strozzata di Carboni. Insomma, un disco da regalare a chi è ancora vergine, per cominciare ad instillare un pò di curiosità.
E poi mi sono messo a sfogliare e a leggere qualche pagina, seduto su una bella poltrona, un libro su Robert Zimmerman, davvero bello, per le foto e per un pò di cose che ho avuto modo di leggere.
A quel punto potevo andare anche a casa.
questa sorta di crisi d’astinenza, ed è uno dei pochi piaceri del quale so godere a pieno soltanto quando sono solo, quando posso prendermi tutto il tempo che voglio.
Nella zona qui intorno poi l’unica libreria in cui spesso mi imbatto è quella del Centro Commerciale in cui spesso pranzo, scevra di qualunque idea si possa accomunare al piacere della lettura.
A Monza mi sono invece quasi affezionato alla solita Feltrinelli, che sarà pure un megastore, ma nella quale riesco a sfogliare tranquillamente un libro, come qualunque posto decente. E poi riesco a trovare un pò di tutto, e sempre facilmente individuabile. Insomma, grande distribuzione non sempre penso faccia rima con superficialità.
Oggi però non avevo bisogno di comprar libri, ne ho già un mucchio sulla scrivania, e non vorrei accumularne ancora.
Volevo comprare un vinile, sapete, la mania del momento. Ho dato un’occhiata al poco disponibile
e poi mi sono piazzato in uno di quei slot con le cuffie. Ho assaggiato un pò dei nuovi Franz Ferdinand, del Boss, di Gianmaria Testa e poi mi sono soffermato sull’ultimo disco di Luca Carboni, l’unico che potevo ascoltare da quegli affari li. Insomma, si tratta di una raccolta di canzoni degli anni settanta, di quelle che fanno parte dell’humus di una generazione, per cui partivo da qualcosa di non perfettamente conosciuto. Ero attirato dalle scelte poi non troppo banali. E dalla canzone di Claudio Lolli che circola adesso in radio. Ma anche le versioni dell’Avvelenata, di Venderò o di Eppure Soffia non mi sono dispiaciute cantate con quella voce strozzata di Carboni. Insomma, un disco da regalare a chi è ancora vergine, per cominciare ad instillare un pò di curiosità.
E poi mi sono messo a sfogliare e a leggere qualche pagina, seduto su una bella poltrona, un libro su Robert Zimmerman, davvero bello, per le foto e per un pò di cose che ho avuto modo di leggere.
A quel punto potevo andare anche a casa.
P.s. Poi il vinile l’ho preso. Ero un pò indeciso con Berlin di Lou Reed. Ma ho preferito puntare su qualcosa che conosco molto meno. E che stasera ho ascoltato già tre volte. Nonostante i puristi del vinile sconsiglino queste sovraesposizioni.