Sogni piccoli

Aveva preso a fare quell’esercizio da qualche sera, da quando gli aveva detto che soltanto cosi sarebbe diventato un bravo ritrattista, capace di cogliere lo stato di quiete su ogni volto che avrebbe incontrato e voluto fotografare. Gli avevano detto che in questa maniera avrebbe potuto portare quelle espressioni nella direzione che più desiderava, fosse stato odio o dolcezza.
Ma lui stava li a guardare davanti allo specchio quel suo volto che cominciava a mostrare qualche ruga intorno all’occhio e non riusciva a riconoscerla quest’espressione.
Per quanto si sforzasse di rincorrerla essa pareva allontanarsi da lui. Per quanto riuscisse ad andare indietro con la mente non ricordava più il momento in cui la quiete dominasse i suoi pensieri.
Aveva smesso di pensare, totalmente assorbito da quella vita che seguiva ritmi che non gli appartenevano, ed anche in ogni secondo di libertà si ritrovava a rincorrere qualcosa che non riusciva ad afferrare.
Avrebbe voluto fare sogni piccoli, di quei sogni che la mattina dopo ritrovi a colazione, tra una tazza di latte ed una di caffè, invece di viver per aria con sogni irraggiungibili.
Pensò che il giorno in cui avrebbe ricominciato a fare sogni piccoli come una farfalla avrebbe ritrovato quelle rughe intorno agli occhi finalmente distese.

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