Cuore di madre

Ho finito da poco “Cuore di madre“, di Roberto Alajmo. Un libro sull’inerzia, sull’incapacità di dare una direzione alla vita, ed infine sulla terribile e conseguenziale deriva. Crudo.

“…..fissano insieme la tomba, poi Cosimo si stanca e comincia a vagare con lo sguardo: il carrubbo, il muretto, il cielo, le stelle, la casa. La casa è casa sua. Ce l’ha sempre davanti agli occhi e non la nota mai. Ora, sia pure alla pallida luce della luna, ha tempo e modo di osservarla per davvero. Come volume complessivo è grossomodo un cubo. A farci caso, forse, risulta un pò più alta che larga, ma probabilmente a dare quest’impressione sono gli spuntoni di metallo che sporgono dalle colonne del tetto piatto. Quando suo padre la fece costruire realizzò il grosso dei lavori ripromettendosi poi di completarli col passare degli anni. Nelle intenzioni era previsto anche un piano rialzato dove Cosimo sarebbe andato a vivere con la sua famiglia, una volta sposato. Solo che suo padre morì, Cosimo non è sposato e il piano di sopra non s’è mai costruito. Sono rimassti solo quei moncherini di colonna a far presente che, volendo, l’ipotesi di realizzare un altro appartamento è sempre praticabile, se ci fosse la necessità e se ci fossero i soldi. Se ci fossero i soldi si potrebbe anche, finalmente intonacare i muri esterni, che sono rimasti coi mattoni a vista e danno un senso di precarietà. Ma non è questo che dà più fastidio a Cosimo: sono gli spuntoni di metallo sul tetto a ricordargli tutte le cose che avrebbe dovuto fare e non ha fatto….”

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