Il sonno del PD

Leggevo ieri sul blog di Luca Sofri questo post. Il Pd ha voluto finora dialogare per cercare di limitare i danni della cocente sconfitta, e ha dimenticato per questo ciò che il suo elettorato chiede. Il risveglio tardivo arriva solo ora che Berlusconi sta mostrando chiaramente il motivo principe per il quale si trova li.

Leggete anche voi, prego:

La goccia, e il vaso traboccato

Io lo so che i simboli contano più di quanto non contino per me, che tendo spesso ad essere eccessivamente pragmatico e concreto. E però a me sta un po’ sulle palle che a eccitare l’indignazione della sinistra, e le proteste definitive e minacciose dei suoi leader, sia stata l’eventualità di una legge che impedisce di processare il primo ministro, e non la ventilata abolizione della legge Gozzini, la stretta incivile sugli immigrati o l’affossamento di ogni disciplina e progetto sul sistema dell’informazione. A me sta sulle palle che l’unica cosa su cui non si tratta sia la speranza di una condanna per Berlusconi, mentre si può dialogare sulle condanne per tutti quanti noialtri. A me sta sulle palle che delle piccole élites privilegiate predichino lo scandalo di una legge ad personam, trascurando il fatto che tutte le altre leggi colpiscono personam di cui si disinteressano.
E mi chiedo dove sia finito quel “capire gli interessi della gente”, se si pensa che agli elettori che in massa hanno votato Berlusconi interessi davvero la sua condannibilità piuttosto che mille altre cose che colpiscono le loro tasche e le loro vite. Con l’eccezione di quelli così allenati all’indignazione antiberlusconiana da essere disposti a far mettere in galera i clandestini a centinaia purché si mantenga una speranza che in galera ci vada anche Berlusconi.
Mettetevelo in testa: le elezioni le abbiamo perse, e le ha vinte un centrodestra pessimo e guidato da uno come Berlusconi. Se volevate un paese fatto a misura della sinistra, lo educavate meglio e vincevate le elezioni. Adesso sembriamo i tifosi della nazionale che protestano se l’Olanda fa il biscotto. Le abbiamo perse, e ora cerchiamo di stabilire delle priorità: tra le mie – e quella di moti altri- la processabilità del primo ministro non è la prima.

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