Tempo fa, leggendo Caos Calmo, mi soffermai su una frase: “Gli altri pensano a noi infitamente meno di quanto crediamo”. Pensai a quanto fosse sbagliata e sfogliando nella mia mente cominciai a ripensare a molte delle persone che negli anni ho avuto modo d’incontrare. Incontri brevi ed effimeri sono finiti nel dimenticatoio, ma anche a voler sfoltire notevolmente questa lista mi rendo conto quante di queste siano ancora nei miei pensieri. Cominciai per questo a credere a quanta falsa fosse dal mio punto di vista. Perchè, seppur in maniera disordinata, sono ancora li, e basta poco per chiedermi cosa stiano facendo in quel momento, quale sia adesso la loro vita. Penso alla mia maestra delle elementari, al mio squadrigliere quando ero al Reparto, al mio compagno di scuola, e cosi in mille pensieri e tutto sembra assolutamente vicino.
Per quanto possano essere lontani i percorsi sento ancora il solco lasciato e anche se non sono in grado di comprendere quanto sia comune questa sensazione, mi sembra che sopra di noi si stendano fili di pensieri in grado di superare spazi fisici e temporali per renderci vicini.
Ma spesso ce ne dimentichiamo, presi come siamo dai nostri impegni, e questo nel momento in cui ci fermiamo ci può far sentire abbandonati. Io non credo sia cosi.
Siamo come autisti di un autobus dal quale salgono e scendono continuamente persone nuove, alcuni abitudinari di capita di incontrarli più volte nella stessa giornata, altri sono li a parlarti per un breve periodo, e senti cosi di poter trasportarle nella tua stessa direzione. Poi magari alla prossima fermata scenderanno, ma tu sarai pronto ad accoglierli la prossima volta che vorranno salire. Se solo ti deciderai ad aprire quelle porte!
Tra questi strani pensieri ho pensato a quanto oggi questi fili siano un pò più visibili, a quanto sia estremamente più semplice vederli. Ho pensato a quanto Internet con tutti i suoi strumenti sia in grado di annullare ogni distanza in qualunque momento. Basta guardare nella lista dei contatti su msn per vedere con chi dei tuoi amici puoi parlare, e sei sicuro di trovarlo dall’altra parte pronto ad ascoltarti. Penso a quanto un blog, un pò come quello che da un pò di tempo porto avanti, ti possa permettere di entrare nei pensieri di chi lo scriva comprendendone gli stati d’animo volta per volta, giorno per giorno.
E penso a quanto questo possa contribuire a saldare i rapporti anche con chi non puoi incontrare cosi spesso. L’unica distanza che vogliamo mettere tra noi e gli altri è quella che noi decidiamo di avere.
Certo, come raccontano gli psicologi forse questo bisogno di connessione continua con il mondo nasconde la solitudine di questa società, e naturalmente nell’estremizzare tali ragionamenti si può giungere ai livelli limite degli Otaku Giapponesi, ma se solo ci limitassimo a vivere con equilibrio questo strumento quanti rapporti essenziali ed importanti eviteremmo (o avremmo potuto evitare) di disperdere nel flusso in cui siamo immersi?
Ma spesso ce ne dimentichiamo, presi come siamo dai nostri impegni, e questo nel momento in cui ci fermiamo ci può far sentire abbandonati. Io non credo sia cosi.
Siamo come autisti di un autobus dal quale salgono e scendono continuamente persone nuove, alcuni abitudinari di capita di incontrarli più volte nella stessa giornata, altri sono li a parlarti per un breve periodo, e senti cosi di poter trasportarle nella tua stessa direzione. Poi magari alla prossima fermata scenderanno, ma tu sarai pronto ad accoglierli la prossima volta che vorranno salire. Se solo ti deciderai ad aprire quelle porte!
Tra questi strani pensieri ho pensato a quanto oggi questi fili siano un pò più visibili, a quanto sia estremamente più semplice vederli. Ho pensato a quanto Internet con tutti i suoi strumenti sia in grado di annullare ogni distanza in qualunque momento. Basta guardare nella lista dei contatti su msn per vedere con chi dei tuoi amici puoi parlare, e sei sicuro di trovarlo dall’altra parte pronto ad ascoltarti. Penso a quanto un blog, un pò come quello che da un pò di tempo porto avanti, ti possa permettere di entrare nei pensieri di chi lo scriva comprendendone gli stati d’animo volta per volta, giorno per giorno.
E penso a quanto questo possa contribuire a saldare i rapporti anche con chi non puoi incontrare cosi spesso. L’unica distanza che vogliamo mettere tra noi e gli altri è quella che noi decidiamo di avere.
Certo, come raccontano gli psicologi forse questo bisogno di connessione continua con il mondo nasconde la solitudine di questa società, e naturalmente nell’estremizzare tali ragionamenti si può giungere ai livelli limite degli Otaku Giapponesi, ma se solo ci limitassimo a vivere con equilibrio questo strumento quanti rapporti essenziali ed importanti eviteremmo (o avremmo potuto evitare) di disperdere nel flusso in cui siamo immersi?
Sei un “filo di pensiero” che mai diverrà invisibile per me!
Ti voglio bene!
Roberta