La febbre ieri mi ha fermato e costretto a letto. In questa assonnata domenica di attesa, con una tranquillità innaturale dettata dal silenzio delle istituzioni e così anche dei palinsesti televisivi, ho visto un film che da parecchio tempo era in stand by nella lista dei “Vorrei ma magari un’altra volta”.
“Alla rivoluzione sulla 2 cv” è un film ormai un pò datato (2001) ambientato negli anni 70, una sorta di road movie vissuto a bordo della ormai mitica 2 CV, un auto che ha fatto la storia e che ancora oggi si porta dietro il fascino dell’archeologia industriale del Novecento. I protagonisti sono due giovani esiliati a Parigi per cause politiche. Marco, l’Italiano, esule dalla facoltà di Bologna, e Victor esiliato dal Portogallo a causa della dittatura fascista presente nel suo paese da più di quarant’anni. La notizia del colpo di Stato in atto a Lisbona il 25 Aprile del 1974 è la causa scatenante dell’entusiasmo da cui ha origine il viaggio da Parigi a Lisbona attraverso la Spagna di Franco e una serie di avventure che consentiranno ai due amici di rinsaldare la loro amicizia e di riavvicinarsi alla donna che hanno entrambi amato, Claire, che deciderà di accompagnarli nel loro viaggio lasciando la famiglia e la sua vita annoiata. Il raggiungimento del Portogallo e la partecipazione alla rivoluzione dei Garofani sarà per i tre l’occasione per ripensare alla loro vita in un’ottica diversa.
Un film godevolissimo, interessante, che non annoia mai, ma che allo stesso tempo non ha rispettato le aspettative che vi avevo riposto, forse perchè non riesce ad offrire mai uno spunto veramente originale riproponendosi nelle stesse fila di road movies del genere. Tra rivoluzione, due cavalli, anni 70 e viaggio se ne poteva trarre qualcosa in più.
Curiosità: La 2 Cv nacque dal sogno del patron della Citroen Pierre-Jules Boulanger di realizzare una macchina per il popolo, capace di trasportare “quattro passeggeri ed un sacco di patate a 60 chilometri all’ora con un consumo di tre litri per cento chilometri”. Le sospensioni dovevano permettere l’attraversamento di un campo arato con un paniere di uova senza romperle e la vettura deve essere concepita in modo semplice per permettere ai contadini di utilizzarla. Boulanger pretese inoltre che fosse possibile entrare a bordo con il cappello in testa. Questa fu la chiave del successo che permise alla macchina di restare in produzione per quarant’anni e di vendere quasi 5 milioni di autovetture.
Ponte 25 Abril, Lisbona