Archivi categoria: Pensieri

Pro(t). Ad aver problemi, ma di quelli seri.

Improbabili discussioni in chat.

Me: se non fai nulla perché non trovi una serie di esercizi da fare la sera… tipo per i dorsali.
Lui: ecco il solito palestrato che pensa al fisico anche nelle ore di lavoro.
Me: pensa al fisico che pensa ai palestrati. Roba che neanche i Village People.
Lui: comunque stasera allenamento di nuovo.
Me: CERCA GLI ESERCIZI.
Lui: per il fisico, farei esercizi sulla termodinamica.
Me: preferisco la pura dinamica la termodinamica non mi ha mai appassionato, al massimo pro-porrei idraulica.
Lui: è più basilare la dinamica e noi siamo pro.
Me: Pro – to -tipi.
Lui: Pro -strati.
Me: Pro-lissi.
Lui: Pro -tetti.
Me: Io mi sento più pro-tette.
Lui: Pro -capite ovviamente.
Me: Dipende quanti pro-dotti ho in mano ma se vuoi faccio un pro-nostico.
Lui: Sperando che siano pro-ficui quelli che hai.
Me: Allora tu batti a mazze, pro-babilmente. si dice pro-ficae (che latinismo, eh).
Lui: Sono pro-nto.
Me: Fa una cosa, pro-gramma che è meglio.
Lui: Veramente è quasi ora di andare a pro-vvigionarmi.
Me: Pro-lunga questo tempo, perché prima dell’una non si va da nessuna parte.
Lui: Pro-testo, ho fame.
Me: Pro-va con i cracker nel cassetto.
Lui: Penso sia un pro-blema mangiare qui e non di la.
Me: Pensi possa dare pro-blemi alla pro-stata?
Lui: No ma è una pro-cedura che potrebbe creare molliche sul portatile.
Me: Dovresti usare un pro-iettore, per evitare questo.
Lui: L’hai tu un pro-iettore? Che pro-clami inutili che fai certe volte. mio pro-de, ti mancan le parole?
Me: Pro-metto che di pomeriggio te ne pro-curo uno, così uno-due.
Lui: Mi piace quando ti pro-dighi così premurosamente.
Me: Non so se è messo nell’armadio per pro-teggerlo (finirà questo vocabolario, no?).
Lui: D’altronde si tratta di un pro-dotto di valore. siamo pro-fani della lingua noi, tzé. ti sento pro-ferire parole con altri. Pensa a lavorare!
Me: Che Pro-meteo mi assista.
Lui: Non pro-fanare gli dei. o era un pro-feta? Cosa era?
Me: Si dice sia stato un Pro-tomartire (con questa ti ho steso).
Lui: Quant’è pro-fonda la tua cultura!
Me: Ma no, è tutta questione di pro-filassi.
Lui: Hai fatto grandi pro-gressi negli anni.
Me: Vedo pro-filarsi il Nobel.
Lui: Nessuno avrebbe da ridire ad un pro-fessionista come te. Pro-lungherei ad oltranza questa discussione, mi sto divertendo molto.
Me: Non vorrei pro-crastinare ulteriormente il mio lavoro però.
Lui: Potresti pro-lungare il tuo turno e pranzare dopo per recuperare 15 minuti.
Lui: Pro-vo un senso di vuoto dopo questa discussione. vuoto pro-fondo vuoto.

Gli esercizi, poi, non li ha trovati più nessuno.

Fuori luogo.

Ieri sono scappato dal centro giusto in tempo (non volontariamente) per non avere a che fare con i festeggiamenti dei milanisti. Chi c’era mi ha raccontato, tornando, che l’inno della serata era “Eto’o, Eto’o, Eto’o, Eto’o, Eto’o, ti hanno visto con le rose, con le rose nel metrò”. Ecco, a parte che di giocatori corretti come Eto’o se ne vedono pochi e poi, se lo sfottó tra cugini è cosa sana, vederlo così banalmente cadere nel razzismo fa veramente pena. Senza contare che, nel silenzio quasi generale, sono affondati in mare, quasi novecento immigrati.

Il boia dei giorni feriali

Quando morì Saddam ci offrirono la possibilità di assistere a quell’esecuzione, guardammo quelle immagini con attenzione, per nulla scandalizzati. Saziavamo la nostra sete di vendetta, compiaciuti.
Restai stupito, quando qualcuno, la stessa persona che avrei immaginato girare lo sguardo dinnanzi ad una scena di Old Boy, mi confessò candidamente di aver guardato quelle immagini e di averne tratto serenità, o felicità oserei dire, come nell’assistere ad un’espiazione da una ferita. Uscii da quella discussione frastornato nell’immaginare come la deriva di un’educazione non troppo differente avesse generato espressioni così diverse, lontane, da ciò che ritenevo banalmente giusto, assodato, corretto, per una visione del mondo che non facesse riferimento ad immagini da medioevo. Ingenuo, pensavo, che i tempi delle corse alla piazza per assistere alle evoluzioni del boia fossero passati.

Ieri, è chiaro, non si poteva che provare gioia per la fine di una caccia che durava da quasi un decennio, per la fine di un uomo che era riuscito ad instillare in noi il senso della paura, della vulnerabilità, più di chiunque altro. Ed allora va bene il sollievo provato da tutti noi, vabbene l’orgoglio per la vittoria, ma l’ubriacatura collettiva stona, ed anche se un popolo ritrova la sua essenza, la sua unità in questi momenti (e che a noi mancano da sempre), a me sono sembrate persino eccessive  le parole di Obama che ricordano così tanto la legge del taglione. Perché se siamo occidente, se siamo popolo civile, forse dovremmo ricordarcelo di tanto in tanto. Non per buonismo, ma per coerenza.

In alternativa c’è sempre un Papa da beatificare, o una messa a cui assistere, domenica prossima.