Sono a bordo già da qualche giorno, e comincio a comprendere quel vecchio detto secondo il quale sarà l’età a darmi la pazienza che non ho, nella mia natura. Perché si lavora davvero a rilento, il mare è continuamente in tempesta e quando non lo è sono i capitani delle due navi d’appoggio a far danni, rompendo il ponte che ci permette di attraccare sulla piattaforma sulla quale sto lavorando. E così le giornate passano lentamente, quando non si può lavorare, sul ponte che dondola continuamente, tanto che adesso, guardando fuori dall’oblo per un istante vedo il mare ed un istante dopo guardo il cielo. Ci si siede sulla sdraio al mattino ed al pomeriggio si gioca a carte, assaporando il mare e la vita del marinaio.
E poi la sera, si gioca con una palla raffazzonata, con gli egiziani, sul ponte.