Finalmente, la Val Codera

Una valle in provincia di Sondrio, ad un centinaio di chilometri da Milano, nascosta tra le montagne. Stretta ed impervia nella prima parte, si apre dopo più di un’ora di cammino. La Val Codera è questo, ma è soprattutto molto altro.

E’ un luogo che ho mitizzato per almeno un ventennio, da quando per la prima volta lessi le epiche avventure di quel gruppo clandestino di scout formatisi durante il Fascismo, e che prende il nome di Aquile Randagie.

Occorre forse una piccola digressione storica per raccontare a chi dello Scoutismo conosce poco, l’importanza di questo gruppo di Scout Milanesi. Quando, nel 1927, il Fascismo emanò le leggi che ordinavano lo scioglimento delle associazioni giovanili, così da far confluire tutti i giovani nell’Opera Nazionale Balilla, anche lo Scoutismo fu soppresso. A Milano però due gruppi continuarono ad organizzare attività in maniera clandestina e, facendo largo uso di messaggi cifrati, riuscirono negli anni a continuare le loro attività, organizzando campi proprio nella Val Codera.

La loro attività non si limitò comunque a questo. Subito dopo l’Armistizio alcuni di loro fondarono l’OSCAR (Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati) che si impegnò in un’opera di salvataggio di perseguitati e ricercati di ogni tipo, attraverso i percorsi che dalla Val Codera permettono di raggiungere la Svizzera. Tra gli altri, anche Indro Montanelli fu salvato da questa formazione, e ne fu debitore per tutta la vita. Ma furono anche salvati alcuni gerarchi fascisti, in nome di una condanna totale della violenza, che gettò i primi semi per il pacifismo in Italia.

Recentemente un bel documentario, trasmesso da Rai Storia, ha raccontato bene questo pezzo della Resistenza Italiana.

Camminare sul percorso della storia, e della formazione mia e di molti altri scout Italiani (pur avendo appeso il fazzolettone al chiodo da molti anni), è stata, per dirla nel più banale e sincero dei modi, emozionante.

E ad emozionare è anche il percorso che abbiamo scelto di percorrere. Da Novate Mezzola una serie infinita di gradoni permettono di risalire le montagne che sovrastano il lago di Mezzola fino a giungere alla Valle, ed il paesino di Codera. Da lì il percorso si muove verso il Borgo di San Giorgio (che non abbiamo attraversato) per raggiungere un sentiero che diventa improvvisamente pianeggiante, denominato Tracciolino Bianco, una piccola opera d’arte. Realizzata negli anni trenta, aveva lo scopo di trasportare su binario uomini e materiali dalla teleferica della Val dei Ratti fino alla diga, tuttora esistente, della Val Codera. Il percorso, lungo il quale non è raro incontrare gruppi di ciclisti in mountain bike, attraversa numerose gallerie, anche piuttosto lunghe e non illuminate, e il costone delle montagne, con una vista spettacolare sul lago di Mezzola, fino a raggiungere la centrale di Verceia.

Un percorso piuttosto lungo, per il quale abbiamo impiegato circa sei ore e per il quale le mie ginocchia ancora richiedono tregua.

Da lì la strada prosegue giù fino al paese di Verceia, lungo una strada carrabile (e soggetta al pagamento di un pedaggio), che abbiamo in parte evitato grazie ad un passaggio chiesto ad una macchina di passaggio, guidata, guarda te il caso, da uno scout milanese che ci ha introdotto alle infinite possibilità che quel territorio può offrire per altre escursioni.

Possibilità senz’altro da cogliere.

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